I
supereroi salveranno il mondo, su questo non si discute. E da quando la Disney
ha allegramente inglobato la Marvel, a Biancaneve, Cenerentola, Rapunzel e
Ariel si sono affiancati Spiderman, Capitan America e Hulk.
I
“Big Hero 6” forse non hanno l’aspetto dei tipici giustizieri, ma non
lasciatevi trarre in inganno, sono ben più di “carini e coccolosi” (giusto per
citare uno dei miei cartoni preferiti).
E
soprattutto, se fossero stati ricoperti di squame e forniti di armi letali non
avrebbero mai potuto diventare morbidi peluches o soddisfare tutti quei bambini
rimasti delusi perché l’anno scorso Frozen non si è rivelato abbastanza “da
maschio”.
In
una San Fransokyo a metà tra metropoli americana e città giapponese, tra cable
car, templi, fiori di ciliegio e l’immancabile Golden Gate, i nostri eroi
devono fermare un loschissimo figuro con tanto di maschera kabuki, pronto
ovviamente a vendicarsi e a distruggere il suo più acerrimo nemico. Certo,
praticamente dal primo fotogramma si poteva intuire che i nostri eroi si
stessero clamorosamente sbagliando sull’identità del loro avversario, ma
scoprire chi fosse in realtà non era particolarmente scontato. Ovviamente
considerando quanto pochi fossero i personaggi che, per età e costituzione,
potessero ambire al ruolo di super-cattivo.
Ed
ecco a voi, senza ulteriori indugi, i Big Hero 6, direttamente dai laboratori
della Nerd Accademy:
Hiro
Hamada: il geniale inventore dei microbot (una sorta di versione
tecnologicamente avanzata dei Geomag) e creatore di tutti i costumi per i suoi
compagni. Ora, capisco che il film sia per bambini e che alla fine i buoni
sentimenti debbano sempre trionfare (ed è per questo che tutti noi amiamo la
Disney così tanto), però se si vuole davvero catturare il nemico forse
qualcosa di “leggermente” più letale avrebbe dovuto essere inserito.
Honey
Lemon: Rapunzel bionda, alta e occhialuta, amante del rosa e della chimica
GoGo
Tomago: donne che odiano gli uomini (e tra l’altro, secondo me assomiglia un
po’ ad una versione cartoon di Lisbeth Salander)
Wasabi:
il capovolgimento degli stereotipi non potrebbe essere più completo (anche se,
devo ammettere, forse non originalissimo): nero, grosso e con i rasta, il nerd
più minaccioso si rivela il più gentile
Fred:
mascotte del gruppo, che trascorre almeno metà film a spiegare a tutti come
possa indossare le stesse mutande per almeno quattro giorni, girandole e
rigirandole in modo che siano sempre abbastanza pulite. Ed è ricchissimo. Non
so perché, ma a me ricorda tantissimo James. E il Team Rocket è pronto a partire
alla velocità della luce
Baymax:
senza dubbio il mio personaggio preferito, bianco, ciccione, morbido e goffo (o
meglio, lui non corre tanto velocemente!). E sempre pronto a catturare il
super-cattivo, purché questo contribuisca a migliorare il mio umore.
Balalalala!
Dumbledore
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