lunedì 6 ottobre 2014

Cheek to Cheek


Buonasera a tutti, popolo della rete!


Finalmente, dopo un periodo di assenza e meritata vacanza, torno a scrivere queste pagine virtuali e ricomincio con un articolo su un album che ho atteso molto, aggiungerei con una certa impazienza:
tutto è iniziato in una solitaria sera d'estate in cui stavo - come al solito - ascoltando la radio, ed ecco che, all'improvviso, sento una melodia che mi è nota, ma cantata da voci che non riconosco subito. La canzone era Anything Goes ed era cantata da un'insolita Lady Gaga e da un bravissimo Tony Bennett.
Tanto mi era bastato per decidere che avrei davvero dovuto portare quell'album su questo blog. Così, in santa pace, l'ho ascoltato tutto e ve lo consiglio caldamente.

E voi, che credete che Gaga sia solo un fenomeno mediatico e che non sappia cantare, sarete costretti a ricredervi.

Anything goes
L'album inizia con questo classico. "Anything goes" non è solamente il titolo del brano musicale, ma è soprattutto il titolo di un musical: la canzone, infatti, fu composta nel 1934 da Cole Porter proprio per il musical omonimo. Parlando della canzone in generale, e del musical, a me personalmente piace molto questa interpretazione della bravissima Sutton Foster e dunque ve la propongo [Anything goes - Sutton Foster]
Cercando su YouTube, comunque, la potrete trovare anche cantata da Patti LuPone.
Ma torniamo a concentrarci sull'album in questione. Lady Gaga ha la voce cristallina e ciò che voglio sottolineare è come riesca a controllare la grinta. Sì, è vero, a volte le sfugge, e non sempre trovo la sua voce "adatta" alla musica, ma comunque credo che faccia veramente un ottimo lavoro insieme a Bennett, il quale si presenta con una voce bella e classica, dal gusto retrò. Ho apprezzato tantissimo anche l'arrangiamento musicale, completamente jazz: mi ha conquistata.

Cheek to Cheek
Questo è il brano che dà il titolo all'album, scritto da Irving Berlin nel 1935 per il film Top Hat. In questa versione lo adoro, senza mezzi termini. La musica mi cattura completamente, soprattutto se ascoltata a tutto volume in cuffia. All'inizio è vellutata, sognante per poi trasformarsi in un pezzo frizzante e brioso appena Bennett inizia a cantare. Le voci formano un piacevole contrasto: è un gelato al limone davanti ad un caldo caminetto acceso.


Don't wait too long 
Dai toni sognanti, con la voce di Bennett che accarezza l'udito fin dall'inizio. Rilassante, un jazz classico che ci riporta indietro nel tempo di moltissimi anni. Vintage.

I can't give you anything but love
Questo brano composto da Jimmy McHugh e con testo di Dorothy Fields, risalente al 1928, è uno dei miei preferiti di tutto l'album. Presenta un inizio intrigante, caratterizzato da un ritmo che appare subito ben definito, che si mantiene tale per tutto il seguito della canzone, con qualche virtuosismo in seguito. Lady Gaga qui ha fatto davvero un ottimo lavoro: anche se apparentemente ogni tanto la potenza della sua voce sembra fuori luogo, se non ci si ferma ad un superficiale primo ascolto si noterà che in realtà tutta l'energia che lei mette è perfettamente in linea col contesto e che, in ogni modo, riesce a controllarla e calibrarla in maniera magistrale, creando un suono pulito, squillante, bello. Si contrappone alla voce più pacata di Bennett, come in altri pezzi, ma qui si ha veramente il connubio di queste due voci così diverse: è un piacere ascoltarli insieme

Nature Boy 
L'atmosfera di questo pezzo è un po' diversa dalle altre: è una notte esotica e romantica, una di quelle notti in cui il vento caldo ti soffia dolce sulla pelle e tu sei di umore particolarmente sognante. E' quieta , carezzevole, anche seducente. Lady Gaga è veramente notevole, mostra sul serio la sua bravura: nessuna sbavatura, nessun errore. La sua voce è vellutata, dolce, soffusa, perfettamente controllata anche sulle note alte cantate ad un volume modesto. Questa volta è la voce di Bennett a sembrare più forte e decisa, anche più "scura".
Il brano risale al 29 marzo 1948 ed è in origine cantata da Nat King Cole: vi consiglio di ascoltare anche la versione originale, con accompagnamento di pianoforte e chitarra.


Goody Goody 
Il brano attacca subito con brio e con la voce dominante di Bennett, mentre Gaga si limita a controbattere alle sue parole con un parlato in sottofondo. Ma quanto è protagonista il pianoforte in brani come questo? Molto molto simpatico.
Composto da Matty Malneck nel 1936, il testo è di Johnny Mercer. La prima registrazione di questo brano fu eseguita da Benny Goodman.

Ev'ry time we say goodbye
Di Cole Porter. E' cantato solamente da Lady Gaga, che anche qui, come in "Nature Boy", fa sfoggio della sua qualità vocale. Si pone come una classica voce jazz, senza strafare, sempre perfetta, riuscendo a creare un'atmosfera che mi sarei aspettata di trovare negli anni '30 in un salone jazz impregnato di fumo durante una serata un po' noiosa in cui la cantante è la fulgida, brillante stella. Potrei dilungarmi a lodarla per la sua esecuzione, ma basta ascoltarla per rendersi conto della sua bravura. E' uno dei miei brani preferiti.

Firefly
Erompe frizzantissima appena inizia e vede protagonista un Tony Bennett che mette ogni nota a segno, una dopo l'altra.
Devo accompagnare queste poche righe con una riflessione che ho sviluppato proprio mentre la ascoltavo: Bennett è oggettivamente un bravo cantante, però, ecco, mi sembra che forse, proprio perché è il suo genere di musica, si mantenga sempre su uno stile tutto uguale (ovviamente, il suo); al contrario, Lady Gaga è un pesce fuor d'acqua, o meglio, un delfino che salta: osa di più e da brano a brano la sua voce cambia, si rinnova. Elastica, prova col jazz classico, prova con la voce vellutata, prova a trasmettere la sua energia più nota a pezzi classici del jazz: insomma, in ogni brano c'è una Gaga diversa, c'è un qualcosa in più. In questo, per esempio, l'ho trovata più simile allo stile in cui siamo abituati, più energico, con qualcosa di estremamente brillante e allegro nella sua voce e sopratutto una disinvoltura e un'agilità che mi hanno davvero colpita.

I won't dance
Con la musica composta da Jerome Kern e il testo a cura di Oscar Hammerstein II e Otto Harbach, l'origine di questo brano risale al 1934 ed è ricollegata al musical Three Sisters. Brano leggero, di piacevole ascolto, con una Gaga ancora diversa dalle precedenti e ancora perfettamente all'altezza di duettare con Bennett (e ancora bravissima). Personalmente di questo brano ho apprezzato anche l'accompagnamento musicale.

They all laughed
Composta da George Gershwin è frizzante ed allegra, svelta e trascinante. E' deliziosa e con il massimo culmine sul finale. Questa, secondo me, evidenzia come le voci dei due artisti possano davvero essere perfette l'una per l'altra: mi riferisco soprattutto al finale, che probabilmente sarebbe stato un disastro se i cantanti non fossero stati perfettamente in linea. Fortunatamente loro lo sono, quindi non resta che ascoltare il brano.

Lush life
La composizione di questo pezzo jazz è stata prolungata nel tempo, ed infatti è stata composta dal 1933 al 1938 da Billy Strayhorn. Per essere eseguita pubblicamente, invece, avrebbe dovuto attendere fino al 1948.
La delicatezza iniziale del piano è mantenuta dalla voce di Lady Gaga, piena e dolce, non per questo meno penetrante. Di nuovo mostra di avere un buon controllo vocale e gioca con la potenza della propria voce: talvolta è delicatissima, talvolta erompe fortissima, riuscendo comunque ad evitare quello che io chiamo "effetto strillato" (per intenderci, l'effetto di quei cantanti che non cantano ma che lanciano urla, probabilmente sperando che le note si sistemino da sole dopo l'emissione)


Sophisticated lady
Cantata ed interpretata interamente da Tony Bennett, che non fa per nulla sentire la quasi totale mancanza di un accompagnamento musicale, la canzone è un classico del jazz, ma non per questo di facile ascolto: prima di tutto perché è (molto) lenta; in secondo luogo perché per circa 3 minuti e 50 secondi l'unica cosa che ascolterete sarà la voce di Bennett con un semplicissimo piano come accompagnamento, quindi non ci sono punti di cambiamento o svolta improvvisi a risvegliarvi da quel torpore da salone jazz pieno di fumo già citato in precedenza. Mettiamola così: se lo stile vi piace, anche questa canzone vi piacerà, perché l'interpretazione di Bennett resta molto valida.
Il brano in origine, non prevedeva un testo, ma era stato composto come interamente strumentale nel 1932 ad opera di Duke Ellington ed Irving Mills; le parole furono in seguito aggiunte da Mitchell Parish, con l'approvazione di Ellington.

Let's face the music and dance
Scritta da Irving Berlin, nel 1936, è danzerina e incalzante, attaccata subito da una intrigante e decisa Gaga con la voce morbida e da un più pacato Bennett. Molto carina.

But beautiful
Si tratta di una canzone popolare scritta da Jimmy Van Heusen (musica) e Johnny Burke (testo). Tony Bennett qui è stato bravissimo, non solo da un punto di vista vocale, ma anche da un punto di vista dell'interpretazione: si diverte, gioca con la propria voce e con le pause e con i respiri e con le tonalità. Lady Gaga sembra fare altrettanto, con una voce più "pulita" e meno roca. Trovo che sia un brano molto bello ed eseguito molto bene, anche dall'orchestra. E' uno di quei brani capace davvero di creare un'atmosfera particolare e ben precisa; procede senza alcuna fretta e senza essere mai noioso. Se vi interessa una versione ancora più sognante allora ascoltate quella di Nat King Cole.
 
It don't mean a thing (if it ain't got that swing).
Allora, inizio subito col dire che questo è uno dei brani jazz che preferisco in assoluto: composto nel 1931 da Duke Ellington, con testo di Irving Mills, vi consiglio di ascoltare anche Ella Fitzgerald cimentarsi in questo brano. Ma, senza ulteriori indugi, passo alla versione contenuta nell'album: ecco di nuovo marcato il contrasto tra Gaga e Bennett. Lui con un timbro più basso e, concediamolo, qui seducente e grintoso: se la sua voce fosse una bevanda, in questa canzone direi che si tratta di un buon caffé dall'aroma intenso; lei completamente disinvolta, a suo agio, sente tantissimo la musica e noi sentiamo che lei la sente: è come un martelletto che colpisce ripetutamente l'orecchio, nitido e preciso. Da notare che riesce persino ad inserire anche un "Tony Gaga" nel testo, e, lo ammetto, per un attimo ho anche temuto che inserisse un "Uh-la-la". Ma, per fortuna, non l'ha fatto.



Le tracce che vi ho presentato sono tutte contenute nella versione standard dell'album.

In conclusione, a me piace, trovo davvero interessanti le loro versioni, gli arrangiamenti musicali e, non so se si è notato, anche il loro accostamento di voci. Insomma, lo consiglio davvero.

Voi? Che cosa ne pensate dell'album e del nuovo stile di Gaga?

Un abbraccio a tutti,

Mel

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