domenica 13 luglio 2014

BRASILE-OLANDA: L'importante (non) è partecipare!


Il Signor de Coubertin non me ne voglia, ma non prendiamoci più in giro, nessuno lo ha mai pensato davvero. La sua è e resterà sempre una frase epica, che trasuda sportività, rispetto, volontà, che evoca sentimenti di cuore e di forza, ma tutti sognano e sperano di vincere.

Se così non fosse, che bisogno ci sarebbe di gareggiare? Se tutti fossero contenti e soddisfatti semplicemente partecipando, basterebbe affidarsi al caso e lanciare una monetina per decretare il vincitore. Il motivo principale per cui il carissimo si sbagliava lo si riconosce proprio durante manifestazioni come i Giochi Olimpici o la Coppa del Mondo: l’orgoglio di rappresentare la propria nazione indossando i suoi colori. Il canto dell’inno con quella mano sul petto è il momento in cui ogni atleta riconferma il proprio giuramento ed esprime l’immenso onore di essere simbolo di un intero Paese. Un onore che diventa incubo nel momento in cui si perde.
E oggi la sconfitta ha un solo nome: Brasile.
Ieri sera tutti ci aspettavamo una reazione della Seleçao perché non esiste niente di più forte del ruggito di un animale ferito. La finale del terzo e quarto posto non era certamente il suo obiettivo, però era la giusta occasione per iniziare a dimenticare e rendere per quanto possibile meno amaro il fallimento. Negli occhi dei giocatori brasiliani era invece ancora troppo vivo il ricordo della funesta serata di martedì e la consapevolezza di non essere stati all’altezza delle aspettative.


Completamente privi della lucidità e della freddezza necessarie, dopo solo tre minuti la speranza di vederli lottare per un briciolo di gloria si spegne con l’Olanda che passa in vantaggio con un rigore realizzato da Van Persie. Una partita, dunque, subito scritta come quei film (vedi quello che stavano giusto trasmettendo in quel momento su Rai2-“Il doppio volto della follia”) che già dal titolo sai come andranno a finire. Nei primi due canali della tv pubblica ieri sera è andato davvero in onda uno spettacolo simile, con il Brasile che è rimasto vittima del suo stesso gioco esattamente come il protagonista del film citato.
L’Olanda vince meritatamente 3 a 0 confermandosi tra le prime quattro squadre del mondo e uscendo imbattuta dal torneo con una rosa rinnovata e destinata a crescere ancora molto.


Un importante esame di coscienza spetta invece al Brasile che, senza la sua stella, ha perso la rotta e non ha saputo più navigare il mare dei suoi dubbi e delle sue paure. Dopo la dura lezione subita contro la Germania, non è riuscito nemmeno a trovare la motivazione e il coraggio per concludere il torneo almeno sul gradino più basso del podio. E ora è completamente alla deriva.


Quando l’unico risultato che ci si aspetta è la vittoria, non è facile gestire la tensione e mantenere la concentrazione, soprattutto se giochi in casa e se la parola d’ordine di ogni giorno di questi quattro anni è stata “Alziamo la Coppa”.
Forse aveva ragione de Coubertin, se l’importante fosse davvero solo partecipare, adesso ci sarebbe tempo solo per festeggiare.
E nessuno più dei Brasiliani, lo sa fare meglio.

Frigga

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