Buongiorno a tutti!!
Nonostante il caldo asfissiante (troppo anche per una freddolosa come me), questa settimana, se mi passate l’espressione, m’è proprio
presa bene con il post sulla musica disco estiva.
Mi sono gasata veramente
tantissimo e ammetto che fare una selezione delle canzoni è stata molto molto
dura: avrei voluto mettere tutte quelle che ho riascoltato!
Premetto che si tratta di canzoni piuttosto recenti (si
comincia da quelle più recenti per poi tornare negli anni Novanta), quindi, se
vi aspettate Lady Marmelade, non è il post che fa per voi. La Mel ha tirato
fuori il suo lato trash/tamarro ed è esaltatissima. Infatti sta scrivendo il
post in preda ad un mega sorriso un po’ onnipotente e si sente la Regina del
Celebrità.
Ma torniamo a noi: inizierò a parlarvi di una canzone che mi
fa riaffiorare una marea di ricordi (per esempio gente che ballava
freneticamente, o almeno ci provava, la tecktonik). Per me è la regina delle
canzoni estive da discoteca e non si discute: trascinante, col ritmo giusto e
persino col sassofono e i violini!
Però, prima di rivelare questa canzone che, ne sono sicura, vi esalterà, vi
racconto la sua storia: nel 1989 il DJ producer Paul Walden, meglio noto come
Guru Josh, pubblicò un brano che riscosse un grande successo. In seguito si unì
a Snakebyte e Darren Baillie, formando i Guru Josh Project, e ripropose la
canzone con un taglio più moderno, grazie anche al remix del tedesco Klaas
Gerling. L’anno era il 2008.
Sono sicura che abbiate già capito, che siate già con le mani per aria, quindi non mi dilungo oltre e vi lascio a Infinity 2008!
Sono sicura che abbiate già capito, che siate già con le mani per aria, quindi non mi dilungo oltre e vi lascio a Infinity 2008!
E se la suddetta canzone con il suo inizio e la sua melodia
aveva un effetto rilassante, sempre nel 2008 ce n’era una che incitava senza
mezzi termini allo star tranquilli. Senza preoccupazioni, senza lavorare tutto
il giorno, prendendola con calma. La canzone del take it easy. La canzone è No stress e lui è Laurent Wolf.
Tra le altre canzoni del 2008 un’altra che è stata ballata
fino allo sfinimento è stata opera di un italiano apprezzato anche all’estero:
sto parlando del mantovano Cristian Marchi e della sua Love, Sex, American Express.
Arriviamo ora all’anno 2009. L’anno 2009. Non so nemmeno da
dove iniziare.
Anzi, lo so. Dalla canzone tormentone ossessiva che si
sentiva ovunque. Dalla canzone che ancora qualche volta uno canticchia anche se
non lo vuole. La canzone di Mr. Worldwide, di Mr. 305, insomma, di Armando
Christian. Perché sì, c’è stato un tempo in cui il signor Pitbull collaborava
solo con se stesso e per quanto sia difficile da credere, questa canzone ne è
l’esempio lampante: I know you want me
(Calle ocho).
E poi c’è stata la canzone.
Quella canzone che è stata amata veramente da tutti, senza barriere d’età,
complici quel giro di piano iniziale e la voce fantastica della cantante, nonché
il producer francese fratello di Natalina di Don Matteo (sì, quando l’ho
scoperto, qualche anno fa, anch’io ho faticato a crederci). La voce
incantatrice è quella di Kelly Rowland e se noi possiamo ascoltare When love takes over è merito di David
Guetta, che per me resta una pietra miliare della musica house-commerciale.
Ed è sempre lui e sempre in quell'anno a produrre quella
canzone con una carica pazzesca quale I
gotta a feeling dei Black Eyed Peas.
Ecco, anche questa canzone per me è quasi perfetta per una grande serata estiva: all’inizio parte che già sembra caricarti, come se fosse un preludio a un’esplosione del suono. Poi intervengono i violini ad addolcire il tutto. E poi la voce, ripetendo la stessa frase in maniera ossessiva e riprendendo la carica iniziale. Poi c’è quell’uh-uh. Poi si aggiunge Fergie. E, alla fine, esplode davvero, in uno stile “rap-house” che dei BEP ti aspetti. E ti trascina, eccome. Quasi ti convince che quella serata sarà davvero una good good night. E continua sempre con questo schema di carica-esplosione: riascoltatela. Let’s do it, let’s do it, let’s do it, do it, do it.
Ecco, anche questa canzone per me è quasi perfetta per una grande serata estiva: all’inizio parte che già sembra caricarti, come se fosse un preludio a un’esplosione del suono. Poi intervengono i violini ad addolcire il tutto. E poi la voce, ripetendo la stessa frase in maniera ossessiva e riprendendo la carica iniziale. Poi c’è quell’uh-uh. Poi si aggiunge Fergie. E, alla fine, esplode davvero, in uno stile “rap-house” che dei BEP ti aspetti. E ti trascina, eccome. Quasi ti convince che quella serata sarà davvero una good good night. E continua sempre con questo schema di carica-esplosione: riascoltatela. Let’s do it, let’s do it, let’s do it, do it, do it.
E a proposito di canzoni che sembrano esplodere ce n’è una
che inizia con un suono che assomiglia tremendamente al conto alla rovescia di
una bomba. O a un orologio un po’ strano. Il suo creatore è Flo Rida, che,
quell’anno, con la collaborazione di Ke$ha, produsse una canzone che ascolto
sempre sempre sempre volentieri perché, beh, è ben riuscita. È forte,
“prepotente”, come direbbe Lu, scatenata, dalle molteplici sonorità che si
uniscono in un ritmo dalla scansione sempre uguale nelle strofe. Lasciando da
una parte il suo testo (ognuno la interpreti un po’ come preferisce) ecco a voi
Right Round (consiglio personale: è
ottima da ascoltare guidando, fidatevi).
Concludo questo 2009 passando dalle macchine all’aria e volo
in alto, molto in alto insieme a Shaggy con la sua canzone allegra: Fly High.
2010.
Inizio da un cantante che ci sta tenendo compagnia anche quest’estate, Stromae. Anche quattro anni fa ci aveva tenuto compagnia con la sua, a mio parere più psichedelica, Alors on danse. Pur essendo elettronica secondo me è interessante anche perché nel ritornello usa uno strumento a fiato un po’ particolare: il mizmar arabo. L’ho sempre percepita un po’ come estraniante, nel senso che quando mettevano questa canzone era un po’ come se cessasse di esistere un qualcosa intorno oltre a chi ballava, alla musica e alle luci stroboscopiche. È “intrippante”.
Inizio da un cantante che ci sta tenendo compagnia anche quest’estate, Stromae. Anche quattro anni fa ci aveva tenuto compagnia con la sua, a mio parere più psichedelica, Alors on danse. Pur essendo elettronica secondo me è interessante anche perché nel ritornello usa uno strumento a fiato un po’ particolare: il mizmar arabo. L’ho sempre percepita un po’ come estraniante, nel senso che quando mettevano questa canzone era un po’ come se cessasse di esistere un qualcosa intorno oltre a chi ballava, alla musica e alle luci stroboscopiche. È “intrippante”.
Ma adesso andiamo sulla musica un po’ più pesante e torniamo
in Italia: Nari e Milani, Cristian Marchi e Luciana, tutti uniti per I got my eye on you. Ecco, la prima
volta che l’ho sentita ho pensato “Ma che è ‘sta roba?”. Due settimane dopo era
sul mio I-Pod: c’è qualcosa che ti accalappia nei motivetti, soprattutto in
quello iniziale, così ossessivo; nella grinta di Luciana; nei suoni che si
fanno più martellanti. Non saprei come descriverla, ma se riesci ad ascoltarla
più di tre volte poi l’ascolterai sempre e lo farai contento.
2011. Every day I’m shuffling! Vi ricorda qualcosa? Sono
sicura che ve lo ricorda. Tutti l’hanno ballata, era una bomba di canzone
quell’anno. Graffiante e senza freni, è così che è Party Rock Anthem degli LMFAO.
E quell’estate, anche se è stata prodotta nel 2010, c’era
anche Danza Kuduro di Don Omar con
LUCENZOOO!! (ditelo che l’avete letto cantandolo…). È stata in testa alle
classifiche per una cosa come dieci settimane, mica male.
E concludo questi ultimi anni con il 2012. Per quest’anno ho
scelto una canzone di un gruppo musicale australiano, i Yolanda Be Cool, che
l’hanno creata servendosi di campionamenti di un pezzo italiano del 1956: Tu vuo’ fa’ l’americano di Renato
Carosone. La sua versione più tamarra si chiama We no speak Americano (e non Pa-pa l’americano) e sono sicura che
tutti ve la ricordate (purtroppo o per fortuna).
Facciamo un brusco salto nel passato, fino al 1993.
Siamo ancora in Italia: in quell’anno fu registrata una canzone che avrebbe scalato le vette del successo nel 1994, per restarci per molto tempo. Infatti, si trova ancora lì. Di Corona, sto parlando di The rhythm of the night:
Siamo ancora in Italia: in quell’anno fu registrata una canzone che avrebbe scalato le vette del successo nel 1994, per restarci per molto tempo. Infatti, si trova ancora lì. Di Corona, sto parlando di The rhythm of the night:
Sempre il 1993 ha visto la nascita di un altro immortale
successo della musica dance. Sempre orecchiabile, non stanca mai e soprattutto
non tramonta mai (pensate, nel 1998 era addirittura rientrata nelle
classifiche). Dalle sonorità coinvolgenti, eseguita da Haddaway, il bellissimo brano
dance in questione è What is love.
Più tranquilla, nel 1999 venne prodotta un’altra
canzone che tuttavia diventò un tormentone dell’estate successiva. Più calma seppur più disco, più dolce, con un ritornello ammaliante e semplice
capace di catturare proprio tutti: “ladidada”. Un po’ in inglese, un po’ in
francese, sto parlando di My heart goes
boom (ladidada) dei French Affairs.
Infine, concludo con una canzone che mi ha colpita sia per
la musica (ovvio), sia per il video. In realtà è proprio il cantante ad essere
un vero “soggetto”: si chiama(va) Massimo Brancaccio. Vi starete chiedendo chi
sia. Ebbene, è colui che ha dato volto ad un personaggio musicale molto più
noto, una Drag Queen: Billy More. Questo è il brano con cui debutta ed è Up and down (Don’t fall in love with me).
A sabato prossimo e un gran saluto a tutti!!
Mel
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