***ALLERTA SPOILER***
Crescendo, si sa, certe cose smettono
di piacere e, anche quando ce le si ritrova davanti, sembra difficile
capire che cosa ci aveva tanto affascinato quando eravamo solo
bambini. Potrà anche essere vero, ma di certo non è il caso dei
film della Disney; d'altra parte, non si è mai troppo grandi per le
uova di Pasqua (possibilmente della Kinder), per amare Harry Potter,
per rivedere a Natale “Mamma ho perso l'aereo” o per passare
tutto il primo di aprile su Google Maps alla ricerca dei Pokémon (in
fondo, chi non ha sempre sognato di acchiapparli tutti?).
Proprio davanti ai nostri occhi, la
magia infinita della Disney si compie ancora una volta: Frozen è una
favola, che ben poco ha da spartire con le atmosfere lugubri de “La
Regina delle Nevi” di Hans Andersen da cui trae, molto liberamente,
ispirazione; un favola moderna però, non si discute. Sono
chiaramente finiti i tempi in cui le principesse si affacciavano alla
torre aspettando di essere salvate, imparavano (e soprattutto
mettevano in pratica) le norme del galateo o si innamoravano del
primo principe che baciava loro la mano al ballo reale. O meglio, in
effetti Anna rischia di innamorarsi (e fidanzarsi) di Hans dopo
essergli quasi franata addosso, ma guarda caso il bel principe delle
Isole del Sud non è altro che un traditore interessato ad un nuovo
regno, probabilmente dopo essersi reso conto che, con ben dodici
fratelli più vecchi, per sedersi sul trono in patria avrebbe dovuto
sterminare metà del suo albero genealogico. E Anna, la vera
protagonista, sembra più Fiona, Rapunzel, Mulan o Ariel rispetto
alle eleganti principesse delle favole classiche. Dopo che la sua
irruenza ha provocato la lite con la sorella facendo fuggire Elsa
lontano e sprigionando i suoi poteri, Anna parte per raggiungere la
Montagna del Nord senza nemmeno saper scalare una roccia, con le
lunghe trecce rosse (e una ciocca bianca) al vento, i vestiti
comprati in un emporio il cui proprietario dimostra un'inquietante
conoscenza della legge della domanda e dell'offerta, accompagnata
dalla renna Sven, il pupazzo di neve Olaf e il venditore di ghiaccio
Kristoff, ben più preoccupato di salvare il suo business dato che il
lungo inverno rischia di lasciarlo disoccupato. Indovinate un po' chi
si rivelerà essere il vero amore della principessina?
Giunti a metà film, ecco che però la
situazione si capovolge: pensavamo tutti che la storia si sarebbe
articolata a partire dalle vicende di Anna e della sua combriccola
sulla via che li porta al castello di ghiaccio, ma ben presto la
truppa deve invertire rotta: dopo essere stata raggiunta nel palazzo
che lei stessa aveva costruito dando libero sfogo ai propri poteri,
Elsa colpisce accidentalmente la sorella al cuore, condannandola a
diventare una statua di ghiaccio se non fosse stata prima “sciolta”
dal vero amore. E per una volta, non sarà il fidanzato a risolvere
la situazione. È proprio il finale a rappresentare l'elemento più
innovativo di Frozen: certo, il classico “and they lived happily
ever after” non poteva mancare, ma sono le sorelle Anna ed Elsa a
salvarsi a vicenda, Olaf esaudisce il sogno di poter vivere in estate
(con tanto di nevicata personale anti-scioglimento) e possiamo solo
immaginare se l'amore tra Anna e Kristoff resisterà oppure no.
D'altra parte la diversità “non è
un difetto, è una virtù e non la fermerò mai più”.
Dumbledore
Dumbledore
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