lunedì 28 aprile 2014

FROZEN: Let it go!

***ALLERTA SPOILER***

Crescendo, si sa, certe cose smettono di piacere e, anche quando ce le si ritrova davanti, sembra difficile capire che cosa ci aveva tanto affascinato quando eravamo solo bambini. Potrà anche essere vero, ma di certo non è il caso dei film della Disney; d'altra parte, non si è mai troppo grandi per le uova di Pasqua (possibilmente della Kinder), per amare Harry Potter, per rivedere a Natale “Mamma ho perso l'aereo” o per passare tutto il primo di aprile su Google Maps alla ricerca dei Pokémon (in fondo, chi non ha sempre sognato di acchiapparli tutti?).

Proprio davanti ai nostri occhi, la magia infinita della Disney si compie ancora una volta: Frozen è una favola, che ben poco ha da spartire con le atmosfere lugubri de “La Regina delle Nevi” di Hans Andersen da cui trae, molto liberamente, ispirazione; un favola moderna però, non si discute. Sono chiaramente finiti i tempi in cui le principesse si affacciavano alla torre aspettando di essere salvate, imparavano (e soprattutto mettevano in pratica) le norme del galateo o si innamoravano del primo principe che baciava loro la mano al ballo reale. O meglio, in effetti Anna rischia di innamorarsi (e fidanzarsi) di Hans dopo essergli quasi franata addosso, ma guarda caso il bel principe delle Isole del Sud non è altro che un traditore interessato ad un nuovo regno, probabilmente dopo essersi reso conto che, con ben dodici fratelli più vecchi, per sedersi sul trono in patria avrebbe dovuto sterminare metà del suo albero genealogico. E Anna, la vera protagonista, sembra più Fiona, Rapunzel, Mulan o Ariel rispetto alle eleganti principesse delle favole classiche. Dopo che la sua irruenza ha provocato la lite con la sorella facendo fuggire Elsa lontano e sprigionando i suoi poteri, Anna parte per raggiungere la Montagna del Nord senza nemmeno saper scalare una roccia, con le lunghe trecce rosse (e una ciocca bianca) al vento, i vestiti comprati in un emporio il cui proprietario dimostra un'inquietante conoscenza della legge della domanda e dell'offerta, accompagnata dalla renna Sven, il pupazzo di neve Olaf e il venditore di ghiaccio Kristoff, ben più preoccupato di salvare il suo business dato che il lungo inverno rischia di lasciarlo disoccupato. Indovinate un po' chi si rivelerà essere il vero amore della principessina?
Giunti a metà film, ecco che però la situazione si capovolge: pensavamo tutti che la storia si sarebbe articolata a partire dalle vicende di Anna e della sua combriccola sulla via che li porta al castello di ghiaccio, ma ben presto la truppa deve invertire rotta: dopo essere stata raggiunta nel palazzo che lei stessa aveva costruito dando libero sfogo ai propri poteri, Elsa colpisce accidentalmente la sorella al cuore, condannandola a diventare una statua di ghiaccio se non fosse stata prima “sciolta” dal vero amore. E per una volta, non sarà il fidanzato a risolvere la situazione. È proprio il finale a rappresentare l'elemento più innovativo di Frozen: certo, il classico “and they lived happily ever after” non poteva mancare, ma sono le sorelle Anna ed Elsa a salvarsi a vicenda, Olaf esaudisce il sogno di poter vivere in estate (con tanto di nevicata personale anti-scioglimento) e possiamo solo immaginare se l'amore tra Anna e Kristoff resisterà oppure no.

D'altra parte la diversità “non è un difetto, è una virtù e non la fermerò mai più”.

Dumbledore

Nessun commento:

Posta un commento